ARTE E FEDE - CARINI
CHIESA MARIA SS DEGLI AGONIZZANTI
La Chiesa Maria SS. degli Agonizzanti fu edificata dopo il 1539 e fu sede della confraternita omonima. La Congregazione, che assisteva i morenti, venne eretta il 1 giugno 1643 ed era suddivisa in due rami, quello maschile e quello femminile. Della sezione femminile ne facevano parte tre figlie del Principe di Carini, Vincenzo III La Grua Talamanca, probabile committente di alcuni degli affreschi della Chiesa. La struttura, orientata a Nord-Sud, è attaccata al Palazzo settecentesco della famiglia Marchisi (gravemente danneggiato da un crollo), una delle principali case vassalle della “Corsa Vecchia" oggi via Roma. La chiesa, edificata sopra la cripta della congregazione, venne in seguito collegata all’attiguo palazzo Marchisi. Infatti vi era nella chiesa una tribuna che dava la possibilità alla famiglia di partecipare ai riti religiosi. Nel Rollo dell'omonima Confraternita, la chiesa viene citata quale luogo per la sepoltura dei confratelli che appartenevano tutti all'elitè socio-culturale e religiosa di Carini. Strutturalmente simile all'oratorio del Santissimo Sacramento, l'interno offre un ricco e suggestivo decoro a stucchi della scuola di Giacomo Serpotta.
Il prospetto principale, rifatto integralmente agli inizi del 1900 sulla Via Roma, di stile neoromanico, presenta due piccole porte simmetriche di accesso con tetto a capanna. Esso nasconde al suo interno un trionfo di decori tardobarocchi. Strutturalmente si tratta di un oratorio a navata unica con vestibolo. Il prospetto presenta un decoro di stile neoromanico a triplo ordine: quello dei portali di ingresso, quello della finestra centrale e quello di un rosone cieco. Ai due lati sono inglobate le due torri campanarie. All’interno un colpo d’occhio meraviglioso, pareti e volte ricoperte da putti dorati, festoni di melagrane e acanto con corone di putti e grappoli di frutta a stucco. La pianta comprende un’unica aula rettangolare culminante nell’abside rettangolare. Si entra per due piccole porte, e passando attraverso un vestibolo rettangolare, per due piccoli ingressi ci si trova nel vano rettangolare con coro e cupola. Il tema dominante della decorazione pittorica è la vita della Madonna. Nelle due pareti laterali, all’altezza di circa 2 metri, troviamo un primo cornicione su cui sono adagiati quattro aquile in diverse posizioni, sormontate da putti.
In alto, troviamo tre affreschi per lato che raffigurano, a destra la Visitazione, la Presentazione di Gesù al Tempio, l’Assunzione; a sinistra la Natività della Vergine, la Presentazione del la Vergine al Tempio e l'Immacolata. Le due pareti sono cosparse di putti, festoni di fiori e grappoli di frutta. Nella navata centrale due teatrini in stucco raffigurano la Dormitio Virginis, circondata dagli angeli, e l’agonia di San Giuseppe, assistito da Gesù e Maria. Sulla volta campeggia l’incoronazione della Vergine di Filippo Tancredi e Filippo Randazzo. Il grande affresco centrale è contornato da altre scene della vita della Madonna (l’Adorazione dei Magi, la Pentecoste, l’Ascensione di Nostro Signore, la Natività), dai quattro Evangelisti e dai mezzibusti in stucco di quattro sante vergini protettrici di Sicilia: (Sant’Oliva, Santa Rosalia, Santa Ninfa e Sant’Agata). Sulla parete di fondo ci sono due putti che tengono in mano il cartello con la scritta “Silentium”; ai lati vi sono due affreschi che rappresentano l’arcangelo Michele e l'Angelo Custode. Nel coro, sotto la cupola quattro profeti: David, Mosè, Salomone ed Elia; a sinistra di chi guarda l'altare una tela che rappresenta la Madonna del Carmine con S. Simone Stock e ai lati dell'altare due tele che raffigurano S. Giuseppe che sogna e la Sacra Famiglia, mentre quella principale la Madonna degli Agonizzanti, quest’ultima attribuita alla mano di Rosalia Novelli figlia di Pietro, con probabili interventi del padre. Gli affreschi sono attribuiti in parte a Filippo Tancredi (1655-1722), che non completò il lavoro, ed in parte al palermitano Filippo Randazzo (1692-1742). Da una scala posta al centro del vestibolo si accede alla cripta della confraternita, dove è ancora possibile osservare i colatoi che servivano all’essiccazione dei cadaveri dei confratelli della Congregazione di Maria Santissima degli Agonizzanti.